Il pensiero giapponese classico by Massimo Raveri

Il pensiero giapponese classico by Massimo Raveri

autore:Massimo Raveri [Raveri, Massimo]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


4. I voti del Buddha Amida.

La nuova tendenza di pensiero si incentrava sulla fede in un Illuminato, il Buddha Amida 阿弥陀, e sulla speranza del suo regno, la «Terra Pura», Jōdo 浄土 (Sukhāvatī ), una dimensione metafisica di assoluta perfezione spirituale.

Il processo di formazione di questa tradizione religiosa è incerto e fonte di discussioni fra gli studiosi. Le scuole amidiste cinesi e giapponesi attribuirono sempre grande importanza al pensiero dei maestri Nāgārjuna e Vasubandhu, per costruire, a posteriori, una linea ufficiale di trasmissione della dottrina. Certamente le scuole Madhyamika e Cittamātra – le grandi correnti che caratterizzarono il Mahāyāna – ebbero una certa influenza. Nel capitolo sulla «Pratica facile» del Daśabhūmika vibhāṣā śāstra, attribuito a Nāgārjuna, si parla del Buddha Amitābha e dell’importanza della fede. Ma questo percorso speculativo non fu ulteriormente approfondito9. Vasubandhu, dal canto suo, affermava il desiderio di rinascere in un mondo reso «puro» e perfetto da un Buddha, una modalità ontologica che asseriva essere uguale al nirvāṇa. Nel suo commentario all’Amitāyurdhyāna sūtra, il Sukhāvatīvyūhopadeśa, definiva cinque forme di meditazione su Amida. Ma né Nāgārjuna, né Vasubandhu svolsero un ruolo cruciale nella formazione e nello sviluppo della tradizione della Terra Pura.

In India il culto di Amida fu sporadico e debole e non ebbe quel ruolo preponderante che avrà nella spiritualità dell’Asia orientale. Molto probabilmente questo filone di pensiero si formò in modo graduale a partire dal I secolo nell’area del Gandhāra, a nord-ovest dell’India, al confine con la Persia, una zona attraversata dalle vie carovaniere piú importanti, crogiolo di culture e di religioni. E fu in quest’area che, verosimilmente, furono creati i testi fondanti, i tre sūtra della Terra Pura.

Il primo, il piú antico, è il Kanmuryōjukyō 観無量寿經 (Sukhāvatīvyūha sūtra «breve»). In Cina fu conosciuto dopo la traduzione che ne fece Kumārajīva nel 402. Il secondo sūtra, considerato il testo piú importante, è il Daimuryōjukyō 大無量寿經 (Sukhāvatīvyūha sūtra «esteso»), di cui esistono varie versioni in cinese. Sono testi che rimandano a due percorsi speculativi e meditativi diversi, nati però da un medesimo nucleo di idee10.

Il primo – il sūtra «breve» – influenzato dallo zoroastrismo e dalla spiritualità persiana, rivela, pur con termini e immagini buddhiste, una prospettiva religiosa decisamente innovativa rispetto alla tradizione canonica. Descrive la straordinaria visione della bellezza paradisiaca della Terra Pura e le perfette virtú dell’essere di grandezza cosmica che, come un dio, vi regna sovrano: il Buddha Amitābha («della luce infinita») chiamato anche Amitāyus («della vita eterna»). Egli ha promesso di salvare tutti gli esseri senzienti che si rivolgano a lui con fede sincera, facendoli rinascere nella sua Terra Pura. Se il fedele sul punto di morire lo invocherà, facendo riverberare nella mente, concentrata e serena, il suo santo nome, lo vedrà apparire davanti a sé, accompagnato da una luminosa schiera di bodhisattva, e sarà accolto nel suo paradiso.

Era un testo che esprimeva una radicale novità di pensiero. La sapienza dei maestri buddhisti dell’epoca fu quella di non averne paura, tanto da condannarlo e bruciarlo come fonte di insegnamenti falsi ed eretici, ma



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